I genitori di Srinivasa Acarya, il brahmana Gangadhara Bhattacarya e sua moglie, Laksmi Priya, vivevano nel piccolo villaggio di Cakhandi, sulle rive d beel Gange nel distretto Burdwan del Bengala. Essi desideravano ardentemente crescere un bambino che diventasse un grande devoto, ma per molti anni non ebbero figli. Gangadhara era un grande devoto del Signore Caitanya Mahaprabhu. Gangadhara passava molto del suo tempo ad ascoltare e rinarrare i passatempi del Signore Caitanya con i Suoi associati intimi. Desiderava vedere il Signore Caitanya, ma gli obblighi sociali e famigliari lo trattenevano a casa, così decise di meditare sul Signore in separazione. Nel 1510, comunque, non riuscì più a tollerare la separazione. Si mise in viaggio per Navadvipa per vedere il Signore. Dopo soli 9 km dal villaggio di Katwa, egli venne a conoscenza che Nimai di Nadiya, Caitanya Mahaprabhu, si trovava proprio in quel villaggio a prendere sannyasa, l’ordine di rinuncia.
Gangadhara in tutta fretta si recò dove Sri Nimai stava prendendo sannyasa. Egli vide gli associati intimi del Signore: Nityananda Prabhu, Candrasekhara Acarya, Mukunda Datta e molti altri. Vide Madhu Sila, il barbiere, che si stava preparando a tagliare le bellissime ciocche di capelli nero corvino di Nimai. Gli spettatori stavano dicendo: “No! Per favore fermati!”. Essi, come Gangadhara, non potevano immaginare il Signore in una vita di rinuncia.
Kesava Bharati, il sannyasa-guruche presiedeva la cerimonia, diede a Nimai il Suo nuovo nome da sannyasa, “Sri Krishna Caitanya.” La folla era sotto shock: “Il bel Nimai sta realmente prendendo sannyasa!” Non potevano credere ai loro occhi, dai quali le lacrime scendevano incessantemente. Ma il fatto era compiuto. “Caitanya! Caitanya! Caitanya!” Tutti ripetevano continuamente. Anche Gangadhara si ritrovò a chiamare a voce alta i nomi del Signore con un entusiasmo incontrollabile: “Caitanya! Sri Krishna Caitanya! Sri Krishna Caitanya!” Ritornò a Cakhandi, quasi folle per l’estasi, incapace di smettere di ripetere i nomi del Signore. Raccontò alla moglie ciò che era successo e anche lei fu sopraffatta dall’estasi. Mano a mano che i giorni passavano, la loro estasi aumentava, e l’intera città di Cakhandi era meravigliata dalla trasformazione di Gangadhara. Vedendo Gangadhara così assorto nel nome di Sri Caitanya, sua moglie a altri abitanti del villaggio iniziarono a chiamarlo Caitanya Dasa.
Caitanya Dasa e sua moglie si recarono a Jagannatha Puri, dove il Signore Caitanya andò dopo aver accettato l’ordine di rinuncia. Quando arrivarono, andarono a visitate Sri Caitanya e si abbandonarono ai Suoi piedi. “Il Signore Jagannatha è molto felice che voi siate qui,” disse il Signore. “Andate al tempio per vedere la Sua forma divina. Gli occhi di loto del Signore sono estremamente misericordiosi, quindi per favore andate a vederLo.” Govinda, il servitore personale del Signore Caitanya, accompagnò Caitanya Dasa e sua moglie al tempio, dove offrirono molte preghiere ai piedi del Signore Jagannatha. Qualche giorno dopo il Signore Caitanya rivelò al Suo servitore il Suoi piani per la coppia. “Govinda,” disse il Signore, “anche se Caitanya Dasa e sua moglie non Me ne hanno parlato, so che vorrebbero aver un figlio. Lo hanno detto di fronte al Signore Jagannatha, che non è differente da Me. Hanno pregato sinceramente e io conosco i loro cuori. Il loro desiderato figlio apparirà presto. Il suo nome sarà Srinivasa, e sarà un bellissimo bambino. Attraverso Rupa e Sanatana rivelerò i bhakti-sastra, e attraverso Srinivasa li distribuirò. Caitanya Dasa e sua moglie dovrebbero tornare velocemente a Chakandhi.”
L’apparizione di Srinivasa
A Cakhandi la coppia ebbe un bellissimo maschietto, che chiamarono Srinivasa. Egli nacque nella seconda o terza decade del sedicesimo secolo in un auspicioso giorno di luna piena nel mese di Vaisakha (Aprile–Maggio). Il padre di Laksmi Priya, Balarama Vipra, un erudito astrologo, rivelò alla felice coppia che il loro figlio era un mahapurusa, un’anima potenziata dal Signore. Il ragazzo aveva un ampio petto e un lungo ed elegante naso, e i suoi bellissimi occhi avevano la forma dei petali del fiore di loto. Come il Signore Caitanya, egli emanava una lucentezza dal suo corpo simile all’oro fuso e le sue braccia arrivavano fino alle ginocchia.
La gioventù di Srinivasa
Laksmi Priya cantava costantemente al bambino le glorie del Signore Caitanya, ed egli gioiva nell’ascoltare quei suoni melodiosi. Crescendo, Srinivasa imparò a cantare i nomi di Caitanya Mahaprabhu e di Radha-Krishna. Presto la piccola luna crescente, Srinivasa si trasformò in luna piena e tutti dicevano che era il più brillante e bel ragazzo di Cakhandi. Studiò nella scuola del famoso Dhananjaya Vidyavacaspati, che gli insegnò tutte le branche della conoscenza vedica, inclusa la religione, la logica, la poesia, la scienza politica, la grammatica e l’Ayurveda. In accordo con il Prema-vilasa, Dhananjaya Vidyavacaspati disse che non aveva nulla da insegnare a Srinivasa.
Narahari Sarakara Thakura
Grazie alla sua popolarità, Srinivasa incontrò Narahari Sarakara, un intimo associato del Signore Caitanya proveniente da Srikhanda. La grande devozione di Narahari Sarakara soddisfaceva il Signore Caitanya, e Narahari ebbe il grande onore di poter cantare le glorie del Signore in presenza del Signore stesso, anche se Egli, per umiltà, non permetteva a nessun altro di farlo. Tale privilegio colpì il giovane Srinivasa, e accettò Sri Narahari come suo primo guru istruttore. Dopo l’incontro con Narahari Sarakara, Srinivasa iniziò a mostrare i segni dell’estasi. Narahari disse a Srinivasa di recarsi a Puri per vedere Sri Caitanya Mahaprabhu.
Nel frattempo, l’onnisciente Sri Caitanya Mahaprabhu stava preparando i Suoi associati per l’arrivo di Srinivasa. Aveva già scritto a Rupa, Sanatana e Gopala Bhatta Gosvami richiedendo loro di istruire Srinivasa nella vita spirituale. E chiese a Gadadhara Pandita di insegnare a Srinivasa lo Srimad-Bhagavatam. Narahari Sarakara consigliò a Srinivasa di provvedere all’assistenza di sua mamma a Jajigram, dove il padre e i fratelli di quest’ultima si erano trasferti da Cakhandi. Quindi Srinivasa si incamminò per Puri. Srinivasa chiese a Narahari di iniziarlo al canto del Santo Nome di Krishna, ma Narahari gli disse che il Signore Caitanya voleva che egli prendesse l’iniziazione da Gopala Bhatta Gosvami.
L’incontro con Gadadhara Pandita
Ancora un ragazzo, Srinivasa si mise in viaggio per Puri. Mentre era ancora in viaggio, venne a sapere che Sri Caitanya aveva lasciato questo mondo. Allora il Signore Caitanya, insieme a Nityananda Prabhu, pure Lui già scomparso, apparvero a Srinivasa “in sogno” e lo consolarono. La frase “shopna chaley” (“in sogno”) appare spesso nella letteratura Bengali del periodo e di solito significa “in una visione spirituale”. Nonostante ciò, Srinivasa rimase profondamente addolorato. Si recò al tempio di Gopinatha a Puri per rifugiarsi in Gadadhara Pandita. Il Pandita era sopraffatto dalla separazione dal Signore Caitanya, e dai suoi occhi costantemente scendevano lacrime. Srinivasa si inchinò ai piedi di Sri Gadadhara e si presentò. Gadadhara Pandita divenne gioioso. “Sono felice che tu sia venuto e ti sia presentato,” disse. “Poco prima di lasciare il corpo, Caitanya Mahaprabhu mi disse di insegnarti il Bhagavatam. Sapeva che un giorno saresti arrivato a Puri e mi ha chiesto di spiegarti la krishna-lila.” “Purtroppo non posso insegnarti il Bhagavatam ora, o giovane Srinivasa,” disse, “perché il manoscritto in mio possesso è diventato illeggibile a causa delle lacrime che ho versato su queste pagine.”
Ma Sri Gadadhara e Srinivasa erano determinati nel loro proposito. La volontà di Mahaprabhu doveva essere soddisfatta. Sri Gadadhara mandò un messaggio a Narahari Sarakara in Bengala chiedendogli di procurarsi un altro manoscritto dello Srimad-Bhagavatam. Narahari rispose che era disponibile un’altra copia e che un messaggero gliela avrebbe recapitata immediatamente. Gadadhara mandò lo stesso Srinivasa, dicendogli di fare in fretta. Gli disse che la separazione dal Signore Caitanya era intollerabile e non sapeva quanto tempo avrebbe potuto rimanere in questo mondo. Prima di partire, Srinivasa esaudì un desiderio a lungo serbato nell’animo: vedere gli associati del Signore Caitanya. Andò nelle case di Ramananda Raya, Sikhi Mahiti, Sarvabhauma Bhattacarya, Vakresvara Pandita, Paramananda Puri, Gopinatha Acarya e molti altri.
Srinivasa come Gaura Sakti
Srinivasa era sempre immerso nel ricordo del Signore Caitanya a Puri. Vedendo il suo intenso e inegualiato amore per Dio, i devoti compresero che egli era Gaura Sakti, l’incarnazione dell’energia di Caitanya Mahaprabhu. Secondo il Prema-vilasa, Srinivasa è un’incarnazione dell’estasi del Signore Caitanya.
Quando Srinivasa arrivò in Bengala e ricevette la copia del Bhagavatam da Narahari Sarakara Thakura, venne a conoscenza della dipartita di Gadadhara Pandita. La notizia fu un terribile colpo, e Srinivasa pianse di dolore. Quando Gadadhara Pandita gli apparve in sogno lo incoraggiò ad andare avanti. Srinivasa rifletté sulla inconcepibile volontà del Signore. Perché aveva portato via la persona che gli avrebbe dovuto insegnare il Bhagavatam? Si trattava di un nuovo piano? Qualcun altro gli avrebbe insegnato le scritture sacre? Qualcuno dice che Srinivasa in quel periodo passò da uno stato di forte sofferenza per il cuore spezzato a una profonda meditazione.
Srinivasa incontra Jahnava Devi
Poi Srinivasa visitò la casa di Nityananda Prabhu a Khardaha, dove Jahnava Devi, suo figlio Birabhadra e altri accolsero Srinivasa come se fosse parte della loro famiglia. Ma Jahnava Devi lo esortò a partire per Vrindavana senza tardare perché Rupa e Sanatana desideravano riunirsi presto al Signore nel mondo spirituale. Durante il viaggio, Srinivasa si fermò a Katwa, dove suo padre vide il Signore Caitanya prendere l’ordine di rinuncia. Passò poi da Agradvipa, dove i tre famosi fratelli Ghosh —Vasudeva, Govinda, e Madhava—stabilirono il loro tempio, e poi procedette per Ekacakra, il luogo di nascita di Nityananda Prabhu. Alla fine, Srinivasa fece la sua ultima fermata a Jajigram per dire addio alla sua anziana madre e per visitare Narahari Sarakara, il suo amato guru. Narahari era preoccupato per il ritardo di Srinivasa e gli chiese di partire immediatamente. Così, senza ulteriore indugio, Srinivasa si mise in cammino per Vraja.
Il viaggio per Vraja
Nel frattempo, Sanatana Gosvami lasciò questo mondo materiale, e Rupa Gosvami non poté sopportare la separazione. Sri Rupa sentì che anche lui non poteva vivere per istruire Srinivasa, così chiese al suo eminente discepolo (e nipote) Jiva Gosvami di prendersi cura di Srinivasa. Viaggiare a quei tempi, soprattutto a piedi, era difficile. Quattro giorni prima di arrivare a Vrindavana, sentì che Sanatana aveva lasciato il corpo quattro mesi prima. E quando raggiunse Mathura, venne a conoscenza che Rupa Gosvami aveva lasciato il corpo solo tre giorni prima. Srinivasa si mise piangere come un folle. Si sentiva la persona più sfortunata dell’universo. Aveva fallito nell’incontrare il Signore Caitanya e nello studiare il Bhagavatam con Gadadhara Pandita. Adesso aveva fallito nell’incontrare Rupa e Sanatana. Mentre Srinivasa sedeva sotto un albero desiderando morire, Rupa e Sanatana gli apparvero in sogno e gli dissero che lui era l’incarnazione dell’amore del Signore Caitanya. Lo incoraggiarono a continuare per Vrindavana e a prendere rifugio in Gopala Bhatta Gosvami e a studiare sotto la guida di Sri Jiva Gosvami.
Jiva Gosvami e Gopala Bhatta Gosvami
Le dolci parole di Sri Sanatana e di Sri Rupa in qualche modo sollevarono il cuore appesantito di Srinivasa. Poteva nuovamente viaggiare e presto percepì la dolcezza della santa polvere di Vrindavana sotto i suoi piedi. Egli si avvicinò al tempio Govindadeva di Rupa Gosvami sperando di trovare maggior conforto ai piedi di loto del Signore Govinda. Mentre Srinivasa sedeva davanti alla divinità, Jiva Gosvami e i suoi numerosi seguaci entrarono nel tempio. Srinivasa si presentò, e Sri Jiva lo salutò con una calorosa e amorevole ospitalità. Jiva presentò poi Srinivasa a Gopala Bhatta Gosvami, che lo salutò con parole gentili. Gopala Bhatta accompagnò Srinivasa al suo tempio di Radha-Ramana e chiese alle divinità di benedirlo. Gopala Bhatta Gosvami e Jiva Gosvami presentarono gradualmente Srinivasa agli abitanti di Vraja.
Narottama e Duhkhi Krishnadasa
Gopala Bhatta Gosvami iniziò Srinivasa e lo istruì. Poiché Jiva Gosvami era il più importante filosofo Vaisnava di quel tempo, Gopala Bhatta mandò Srinivasa da lui perché gli fornisse una istruzione più elevata, come desideravano il Signore Caitanya e due Gosvami, Rupa e Sanatana. Il Prema-vilasa afferma che Sri Jiva si prese cura di Srinivasa e gli diede una completa istruzione filosofica. Un altro giovane studente, l’illustre Narottama, aveva studiato con Jiva per una anno quando Srinivasa giunse a Vrindavana. Narottama era stato iniziato da Lokanatha Gosvami, il quale lo aveva mandato da Sri Jiva per un’ulteriore istruzione spirituale. Poi arrivò il giovane Duhkhi Krishnadasa, mandato dal suo guru, Hridaya Caitanya. I tre giovani devoti studiarono con Jiva Gosvami con il massimo entusiasmo e divennero i suoi studenti migliori. Era ampiamente risaputo che fossero amici inseparabili. Jiva Gosvami ordinò loro di studiare a fondo le foreste di Vrindavana con l’aiuto di Raghava Pandita, che conosceva tutti i boschetti sacri e il loro significato
Finalmente a Srinivasa, Narottama e Duhkhi Krishnadasa venne assegnata una missione importantissima. Dovevano distribuire i libri dei Gosvami, gli scritti del bhakti-rasa, nel Bengala e in altre regioni. Il Vaisnavismo era ampiamente diffuso nel Bengala, ma mancava la letteratura che spiegasse la filosofia Vaisnava. Qualche anno prima, la moglie di Nityananda Prabhu, Jahnava Devi, visitò Rupa e Sanatana a Vrindavana ed era ben a conoscenza della prolifica letteratura spirituale che i Gosvami di Vrindavana stavano producendo, così contattò Jiva Gosvami e gli suggerì di mandare i libri nel Bengala. A tal fine, Sri Jiva chiamò i suoi tre uomini migliori.
La Missione ha inizio
In una grande assemblea di Vaisnava, Sri Jiva chiamò avanti Narottama Dasa: “Da questo giorno in poi, sarai conosciuto come Narottama Thakura Mahasaya.” Poi chiamò Srinivasa: “Tu sarai conosciuto come Srinivasa Acarya.” E infine, Duhkhi Krishnadasa: “Poiché hai dato moltissimo piacere [ananda] a Radharani [Syama], tu sarai conosciuto come Syamananda.” Poi Sri Jiva riferì loro della missione in Bengala, in Orissa e nelle altre province dell’India. Srinivasa, Narottama e Syamananda non volevano lasciare Vrindavana, ma comprendevano l’importanza della loro missione. Andarono dai loro guru iniziatori che li benedissero e inspirarono in loro l’entusiasmo necessario per realizzare il loro obbiettivo.
Sri Jiva iniziò i preparativi per il lungo e arduo viaggio. Aveva un ricco discepolo mercante a Mathura che gli fornì un grande carro, dieci forti buoi e dieci guardie armate. I manoscritti, gli scritti originali di Rupa, Sanatana, Gopala Bhatta, Raghunatha Dasa, Jiva e altri, erano all’interno di una grande cassa di legno, che era chiusa con catenaccio e coperta con una tela cerata. Sri Jiva si assicurò anche uno speciale lascia passare dal re di Jaipur che i suoi tre studenti avrebbero dovuto mostrare mentre viaggiavano nell’Est dell’India. Quindi Srinivasa, Narottama e Syamananda lasciarono Vrindavana.
Il viaggio verso il Bengala
Dopo vari mesi di viaggio, la compagnia raggiunse un piccolo villaggio chiamato Gopalapura, in Bengala. Quando andarono a riposare quella notte, essi si sentirono fiduciosi sul fatto che la loro missione era quasi completata. Il re di Visnupura, Virhamvir, era a capo di un grande banda di malviventi che terrorizzavano i paesi vicini. Aveva assoldato un gran numero di rapinatori e assassini che infestavano le strade e uccidevano e derubavano i viaggiatori. Gli astrologi di corte erano sempre pronti a sottoporgli relazioni confidenziali su quante fortune le stelle gli avrebbero garantito se avesse fatto razzie in particolari località.
Il furto dei Libri
La compagnia passò la notte vicino ad un piacevole lago. Tutti e quindici gli uomini si addormentarono profondamente, stanchi per il viaggio. Quando si svegliarono, il loro peggior incubo si avverò: i manoscritti erano stati rubati. Non poterono contenere le loro lacrime. Srinivasa, a capo del gruppo, consigliò a Narottama e a Syamananda di continuare per il Bengala e per Orissa diffondendo gli insegnamenti dei sei Gosvami. Egli si sarebbe preso carico di ritrovare i manoscritti. Scrisse a Jiva Gosvami e gli raccontò tutto quello che era successo.
Il rammarico del re
Nel frattempo, mentre il re Virhamvir stava frugando tra i tesori rubati ai viaggiatori. Ma dove era il tesoro inestimabile? Sollevando il coperchio scorse incredulo un manoscritto con in cima la firma “Sri Rupa Gosvami” scritta su una foglia di palma. Quando esaminò ulteriormente e iniziò a leggere la bella esposizione della filosofia Vaisnava di Sri Rupa, egli sentì un profondo cambiamento dentro di sé. In modo reverenziale, rimise il libro nel baule e si ritirò per la sera, consapevole del grave peccato di cui era responsabile.
Nel frattempo, Srinivasa Acarya si avvicinava alla periferia di Visnupura, dove incontrò un brahmana del luogo di nome Sri Krishna Vallabha. I due divennero amici e Krishna Vallabha invitò Srinivasa, come ospite, a casa sua. Gradualmente, Krishna Vallabha comprese l’elevata posizione di Srinivasa e si arrese a lui come discepolo. A tempo debito, Krishna Vallabha riferì che il re regolarmente riuniva un gruppo di studio del Bhagavatam per tutti coloro che erano interessati.
Quando arrivarono, Vyasacarya, il pandita di corte, stava recitando e commentando il Bhagavatam. Srinivasa si accorse subito che qualcosa non andava. “Tu, signore, non segui il testo,” disse Srinivasa, “e i tuoi commenti non sono parimenti in linea con Sridhara Svami o gli altri esponenti della filosofia Bhagavata.” Vyasacarya ascoltò i commenti di Srinivasa ma ignorò il suo consiglio.
Comunque il re, che era vicino, ascoltò cosa era stato detto e lo trovò interessante. Il giorno successivo, alla declamazione, Vyasacarya tentò di nuovo di spiegare la sezione esotica del Bhagavatam che descrive i rasa-lila di Sri Krishna. Rispettoso ma deciso, Srinivasa lo interruppé domandando: “Signore, come puoi commentare questi argomenti così confidenziali senza fare riferimento a quanto affermato da Sridhara Svami? Sicuramente non conosci la sua opera.” Vyasacarya si arrabbiò. Non amava essere sfidato di fronte alla sua assemblea adulatrice, che era abituata esclusivamente alla sua particolare interpretazione del commentario del Bhagavatam. Prima che venisse detta un’altra parola, il re, comunque, iniziò a difendere la posizione di Srinivasa: “Come mai questo studente brahmana critica le tue spiegazioni? Forse le tue interpretazioni sono discutibili.” “Chi può interpretare i testi meglio di me?” rispose l’arrogante Vyasacarya. “Questo nuovo arrivato è venuto dal nulla, e osa farmi domande in presenza di vostra maestà.” Poi si rivolse a Srinivasa. “Se sei una tale autorità sul Bhagavatam,” disse, “perché non ti siedi qui e spieghi questi versi in un modo migliore?”
Srinivasa reagì alla sfida. Cantò i versi del Bhagavatam meravigliosamente e li commentò con grande entusiasmo e autorità. Egli espose le spiegazioni Vaisnava esistenti e offrì persino la sua unica e personale presentazione. Nessuno aveva mai udito una così magistrale enunciazione della filosofia Bhagavata. Il re lo incoraggiò ad andare avanti, permettendogli di parlare per diverse ore. Quando finì, l’intera assemblea lo applaudì, in estasi per il contagioso amore di Srinivasa per Krishna. Vyasacarya non poteva credere alle sua orecchie. Era sconfitto ma felice. Il re Virhamvir era molto commosso. “Nessuno è mai venuto in questo regno e ha condiviso così tanto amore e conoscenza come hai fatto tu” disse a Srinivasa. “Per favore, dimmi il tuo nome e da dove vieni.” “Il mio nome è Srinivasa e sono nato in questo paese,” disse Srinivasa. “Sono venuto qui per vedere la tua magnifica corte e per gioire del Bhagavatam.” Allora il re gli diede la migliore sistemazione nel palazzo e gli chiese di rimanere quanto voleva.
La resa del re
Più tardi, quella sera, il re chiese a Srinivasa di mangiare con lui, ma Srinivasa disse che faceva un solo modesto pranzo al giorno e aveva già mangiato. Tuttavia, Virhamvir lo esortò a prendere un pò di frutta e, per non offendere il suo distinto ospite, egli acconsentì. Mentre Srinivasa mangiava la sua frutta, il re si sedette di fianco come un umile servitore. Il re non si era mai sentito così: Srinivasa era quella persona splendente che aveva visto in sogno, il suo guru, e voleva offrirgli qualche servizio. La notte, egli sentì Srinivasa ripetere nella sua stanza il nome di Krishna. Sembrava che Srinivasa non dormisse. “Ecco un vero santo,” pensò il re. “Egli è semplicemente assorto nel nome del Signore.” Con questo piacevole pensiero, il re si addormentò, ascoltando la meravigliosa voce di Srinivasa Acarya nella stanza accanto.
Il giorno dopo, il re si sottomise a Srinivasa come il più umile dei mendicanti: “Tu sei il vero re,” egli disse, “perché tu ami Krishna. Non sono nemmeno degno di essere in tua presenza.” Srinivasa, in tutta umiltà, scosse appena la testa; non era in grado di accettare la sua elevata posizione. Ma il re insistette: “Permettimi di essere il tuo servitore. Per favore! Come posso servirti? Il mio intero regno è a tua disposizione.”
Srinivasa rispose: “Vengo dalla città santa di Vrindavana con una missione affidatami da Gopala Bhatta Gosvami e Jiva Gosvami. Dovevo portare i loro libri in Bengala. Ma sfortunatamente questo tesoro è stato rubato nel tuo regno. Se non posso recuperare questi libri, preferirei morire. Puoi aiutarmi a riaverli?” Il re scoppiò in lacrime. “Sono un misero verme,” disse, “perso senza speranza in questa terra di nascite e morti. I miei uomini hanno saccheggiato per anni dietro mio ordine, e si sono imbattuti nel tuo gruppo. Ci era stato detto che trasportavate il più grande tesoro dell’universo, e naturalmente gli abbiamo dato la caccia. Non posso esprimere il mio rammarico.“
Dopo aver riflettuto un attimo, il re disse: “Però c’è un lato positivo in tutto questo. Il nostro incontro non sarebbe potuto accadere altrimenti. Commetterei questi peccati ancora e ancora per avere un attimo della tua associazione.” Srinivasa rise e rassicurò il re dicendo che non era necessaria una vita peccaminosa per ottenere la sua associazione. Quindi Srinivasa perdonò il re per tutti i suoi peccati e gli chiese di non farne più.
Visnupura, un centro Vaisnava
L’iniziazione del re e dei suoi fedeli sudditi fu un evento importante nella storia della tradizione Gaudiya. Visnupura divenne presto un grande centro del Vaisnavismo. In tutta l’India, solo a Vana Visnupura si svilupparono la cultura e l’arte Gaudiya Vaisnava senza l’influenza straniera e distrazioni. Persino l’ingerenza mussulmana era minima. Di conseguenza, da inizio del diciassettesimo secolo in avanti, da nessuna parte si trovano le architetture e le sculture del Bengala, in modo così abbondante e nella loro forma originale, come nei monumenti vaisnava di Visnupura. Questo è uno dei molti lati positivi della monarchia. Il re Virhamvir regnò dal 1596 al 1622 e in quel periodo scrisse molte canzoni per rendere gloria a Krishna, al Signore Caitanya Mahaprabhu e a Srinivasa Acarya. Molte di queste sublimi opere poetiche si possono trovare nel Bhakti-ratnakara e nel Pada-kalpataru. La bella voce del re, che si rifletteva nella sua opera letteraria, lo aiutò nella sua missione di diffusione del Vaisnavismo nel suo regno. Srinivasa compì quindi la sua missione a Visnupura. Scrisse a Jiva Gosvami che non solo i libri erano stati recuperati ma che il capo dei delinquenti, un re, si era convertito al Vaisnavismo Gaudiya. Tutti a Vrindavana si rallegrarono e cantarono le glorie di Srinivasa Acarya. Il re Virhamvir e tutto il suo regno erano ora convertiti al Vaisnavismo, e Srinivasa stava creando là un importante centro.
Ora Srinivava aveva bisogno di vedere di nuovo i suoi cari amici Narottama e Syamananda. Aveva scritto loro degli sviluppi a Visnupura, ma sapeva poco circa quello che stavano facendo. Aveva sentito che il suo insegnante Narahari Sarakara Thakura era malato e che si stava preparando a morire, così decise di andare a Srikhanda per vederlo e andare così anche a Jajigram per visitare la sua anziana madre.
Srinivasa ritorna a Jajigram
Alcuni giorni dopo, arrivò un messaggio da Narahari Sarakara e da Raghunandana Thakura che chiedeva a Srinivasa di andare a Srikhanda. Srinivasa partì subito per incontrare questi due buoni amici che lo avevano guidato quando era giovane. Durante l’incontro, Narahari suggerì a Srinivasa di sposarsi.
“Tua madre è una grande devota,” disse Sri Narahari. “Ha compiuto un prezioso servizio a Jajigram per molti anni. Dovresti esaudire qualsiasi suo piccolo desiderio. So che sarebbe felice di vederti sposato. Poiché è una grande devota, dovresti accontentarla.” Udendo ciò, Srinivasa decise di sposasi e mettere su famiglia.
Srinivasa si sposa
Gopala Cakravarti un’anziano brahmana di Jajigram, aveva una figlia bella e devota di nome Draupadi. Notando che Srinivasa e Draupadi erano attratti l’un l’altro, Sri Raghunandana Thakura organizzò il matrimonio. Draupadi dopo il matrimonio cambiò il nome in Isvari. Gopala Cakravarti, accettò più tardi Srinivasa come suo maestro spirituale. Srinivasa divenne ben presto uno dei più eminenti guru in tutto il Bengala. Dopo qualche tempo, gli nacque un figlio, e quando Srinivasa lo scrisse a Jiva Gosvami a Vrindavana, Jiva rispose in modo gioioso e chiamò il bimbo Vrindavana Vallabha.
Successivamente Srinivasa si sposò ancora (a quei tempi era comune la poligamia). Anche la sua seconda moglie, Padmavati, era una grande devota e dopo l’iniziazione fu conosciuta come Gauranga Priya.
Ci si potrebbe chiedere perché Srinivasa si sposò una seconda volta. La Anuragavali ci informa che i suoi più intimi discepoli, gli chiesero di sposarsi dopo la morte dei due figli avuti da Isvari. Si narra che essi fossero morti in giovane età. Isvari ebbe tre figlie, Hemlata, Krishna-priya e Kancana, conosciuta anche come Yamuna. Gauranga Priya ebbe un figlio, Gati Govinda. Successivamente sia Isvari che le sue figlie ebbero molti discepoli, e si dice che la discendenza di Srinivasa, attraverso Gati Govinda, sia ancora presente a Vrindavana.
Qualche tempo dopo il matrimonio di Srinivasa, Narahari Sarakara Thakura lasciò questo mondo, dopo aver visto per un’ultima volta Srinivasa. Srinivasa organizzò un grande festival in memoria di Narahari.
I discepoli di Srinivasa
A tempo debito, Srinivasa decise di tornare a Vrindavana. Ramacandra Kaviraja, uno sei suoi più conosciuti discepoli, lo accompagnò durante questo viaggio. Ramacandra era considerato il braccio destro di Srinivasa. Ramacandra e suo fratello, Govinda, anch’egli discepolo di Srinivasa, erano i figli di un intimo associato del Signore Caitanya. Sia Ramacandra che Govinda erano famosi studiosi, artisti e poeti, ma Ramacandra è ampliamente riconosciuto come il discepolo più notevole di Srinivasa. Ciò fu dovuto, in una certa misura, a Narottama Dasa Thakura, che su richiesta di Srinivasa si prese cura di Ramacandra e instaurò con lui un’amicizia intima mentre gli insegnava tutti i dettagli della filosofia Vaisnava. Con l’aiuto del re Virhamvir di Visnupura, Srinivasa diffuse la sua predica in Bengala dai distretti di Birbhum, Bankura, Burdwan, fino a Tripura ad Est. Insegnò in tutto il Bengala e fece centinaia di discepoli.
Hemlata Thakurani
Spesso è inclusa nella lista dei suoi discepoli importanti, sua figlia, Hemlata Thakurani. Anche se per relazione parentale non è appropriatamente considerata una discepola, ella era una dei più eccellenti seguaci. Estremamente istruita e potente predicatrice, è stata paragonata alla reverenda, Jahnava Devi, nella diffusione del movimento in tutto il Bengala. Era una guida dotata e devota, iniziò alla tradizione Gaudiya Vaisnava sia uomini che donne. Uno dei suoi discepoli, Yadunandana Thakura, divenne un famoso studioso e poeta. Egli compose semplici versi in Bengali della letteratura Gaudiya, alcuni su richiesta di Hemlata Thakurani. Col tempo si sposò e ebbe diversi bambini. Oggi i suoi discendenti vivono nei villaggi di Maliati e Budhaipad, nella regione Murshidabad del Bengala, dove ella rivoluzionò la predica del Vaisnavismo Gaudiya.
Srinivasa ritorna a Vrindavana
Srinivasa non era stato a Vrindavana da quando aveva recuperato i libri rubati. I Gosvami erano ansiosi di dimostrargli il loro apprezzamento e quando Srinivasa arrivò, essi lo fecero in modo così splendido. Srinivasa giunse a Vrindavana con Ramacandra Kaviraja. Un così degno discepolo dimostrava il valore di Srinivasa come predicatore. Così Gopala Bhatta Gosvami, che aveva incaricato Srinivasa di occuparsi dell’adorazione delle Divinità di Radha-Ramana in Vrindavana, dette quel compito a un altro suo discepolo, Gopinatha Pujari, e insistette affinché Srinivasa continuasse la predica in Bengala. I discendenti dei fratelli di Gopinatha si occupano ancora del tempio di Radha-Ramana. Syamananda Pandita ritornò a Vrindavana più o meno nello stesso periodo in cui vi era Srinivasa ed ebbero quindi modo di rendere più profonda la loro amicizia. Insieme ripresero i loro studi. Srinivasa iniziò, gradualmente, a rivelare il suo potere mistico, e divenne chiaro che era totalmente assorto nel più intimo amore per il Signore.
Le attività quotidiane di Srinivasa
Le attività di Srinivasa Acarya possono riempire volumi ed effettivamente lo fanno. Molti libri narrano dettagli della sua vita quotidiana a Visnupura e a Jajigram. La mattina presto leggeva le scritture sacre e le spiegava ai suoi discepoli. Lo studio di questi libri lo impegnava fino alle dieci. Poi, fino alle due di pomeriggio, cantava (sul japamala) in solitudine; occasionalmente adorava con una meditazione intima Krishna. Dalle quattro alle sei di sera cantava insieme ai suoi discepoli. La forma di kirtana per la quale divenne famoso si chiamava Manohar Shoy. Alcuni dicono che è l’unico stile autentico che è ancora esistente. Di sera istruiva i suoi discepoli e parlava loro dei passatempi di Krishna.
La sua opera letteraria
Si dece che Srinivasa compose solo cinque canzoni. Egli scrisse anche un commentario, studiato e stimato ancora oggi, sui quattro versi fondamentali dello Srimad-Bhagavatam. I suoi altri scritti includono il famoso Gosvami-astakam (Otto preghiere ai sei Gosvami). Anche se la sua opera letteraria non è abbondante, il suo contenuto e il suo stile sono nettarei. Ha lasciato un segno unico nella tradizione Gaudiya.
La sua divina ascensione
Proprio come i biografi autorizzati di Sri Caitanya Mahaprabhu tralasciano i dettagli della Sua dipartita da questo mondo, così i discepoli di Srinivasa non parlano della sua scomparsa, ma anche se la sua ascensione divina rimane un mistero, la sua vita continua ad essere fonte di grandissima ispirazione.