Quando Srila Bhaktisiddhànta Saraswati Thakura, il nostro maestro spirituale, all’inizio della prima decade del 1930, andò a Vrndavana, guidava una macchina. In quel periodo, questo era insolito per un santo.
Un giorno, un sacerdote insultò il nostro guru deprecando la posizione di Srila Raghunatha Dasa Goswami, il precettore di quella che è la concezione suprema secondo la nostra realizzazione spirituale. Egli si vantò: “Noi siamo non solo residenti di una terra santa, ma anche membri di una elevata casta sacerdotale (brahmana). Quindi possiamo offrire la nostra benedizione a Dasa Goswami. Egli nacque in una famiglia di bassa estrazione, e lui stesso chiese una tale benedizione da noi”. Certamente, in grande umiltà, Dasa Goswami una volta pregò:
gurau gosthe gosthàlayisu sujane bhusuragane svamantre ‘sri-nàmni vraja-nava-yuva-dvandva-‘sarane sadà dambham hitva kuru ratim apurvàm atitaràmaye svàntarbhràtas catubhir abhiyàce dhrta-padah
“Oh mente, sorella mia! Cado ai tuoi piedi e ti imploro: “Abbandona tutto il tuo orgoglio ed assapora sempre l’amore estatico mentre ricordi la guida divina, il sacro luogo di Vrndavana, i pastori e le pastorelle di Vraja, i devoti amanti del Signore Supremo Sri Krishna, gli dei sulla terra (i puri brahmana), il gayatri mantra, il Santo Nome di Krishna e la giovane coppia divina di Vraja, Sri Sri Radha-Govindasundara”.
Il sacerdote sottolineò: “Noi siamo residenti della santa terra di Vrndavana, ed anche brahmana, quindi siamo nella condizione di poter elargire la nostra benedizione a Raghunatha Dasa Goswami”. Ascoltando queste parole, il nostro guru maharaj, il quale in quel momento era al Radha-kunda, cominciò a digiunare e commentò: “Cosa devo sentire? Questo individuo è sotto il controllo della lussuria, dell’ira e dell’avarizia e dice che può mostrare la sua grazia a Dasa Goswami, il più rispettato precettore della nostra linea! E io devo stare ad ascoltare tutto ciò?” Senza ribattere alla sua affermazione, decise di digiunare.
Anche noi smettemmo di mangiare, e tutto il nostro gruppo cominciò il digiuno. Quindi un signore del luogo venne a sapere che tutti noi stavamo digiunando e si diede da fare per trovare il sacerdote blasfemo e portarlo di fronte al nostro guru maharaj. Quel sacerdote supplicò di essere perdonato. Il nostro guru mahàràj fu soddisfatto e, dopo aver mostrato a costui il debito rispetto, ruppe il suo digiuno. In quell’occasione qualcuno disse al nostro guru mahàràj: “Sono tutti degli sciocchi ignoranti. Perchè sei così toccato dalle loro parole? Dovresti ignorarle”. Il nostro guru mahàràj rispose: “Se io fossi un ordinario bàbàji e sentissi un tale commento, mi coprirei semplicemente le orecchie e me ne andrei. Ma sto sostenendo il ruolo di un àchàrya, colui che insegna con l’esempio.
Quale giustificazione avrei per essere portato in macchina se non mi opponessi a tali commenti contro il mio gurudeva?” Ripetutamente usava questa espressione: “Perché sto guidando un automobile qui a Vrndavana?” Diceva: “Se fossi stato un niskincana bàbàji, un santo che vive in solitudine e indossa solo un pezzo di stoffa, non mi sarei opposto a quest’uomo. Per salvare me stesso, avrei semplicemente lasciato il posto e sarei andato altrove. Ma dal momento che sto guidando una grande automobile nella posizione di acharya, un insegnante, devo difendere la dignità dei grandi devoti. Ho accettato questa posizione e non posso evadere da queste circostanze. Devo affrontarle e fare ogni cosa è in mio potere affinché esse non passino inosservate o senza opposizioni”.
L’umiltà, nella sua applicazione pratica, deve essere adattata o modificata. Una volta, quando un tempio Hare Krishna fu attaccato, venne usata una pistola per difenderlo. In seguito ci furono delle lamentele tra le persone del luogo. Dissero: “Oh, loro sono umili? Sono tolleranti? Perchè sono andati contro l’insegnamento di Sri Chaitanya Mahaprabhu di essere più umili di un filo d’erba e più tolleranti di un albero? Non è possibile che siano devoti!” Molte lamentele giunsero a me, ma io li difesi dicendo: “No, hanno agito correttamente. L’istruzione di essere più umile di un filo d’erba significa che uno dovrebbe essere umile rispetto a un devoto, non a un pazzo”.
Le persone in generale sono ignoranti. Sono pazze. Non sanno cosa è buono o cattivo, quindi le loro considerazioni non hanno valore. Chi è qualificato per giudicare quando un devoto sta offrendo rispetto a tutti senza aspettarsene alcuno per se stesso? Chi giudicherà se egli è davvero umile e tollerante: un pazzo? Le persone ignoranti? Possiedono loro alcuno strumento per giudicare chi è umile, chi è tollerante e chi è rispettoso verso gli altri? Deve esserci un modello in base al quale giudicare l’umiltà. A noi interessa il criterio dato dai più grandi pensatori, non la considerazione delle masse ignoranti.
Srila Sridara Deva Goswami